Dai campi verso le fabbriche: questo avviene nell’Ottocento con l’apertura dei primi impianti industriali sul territorio, la cui costruzione è sollecitata dall’abbondanza di corsi d’acqua e la posizione strategica.
Molti agricoltori scelgono di abbandonare le incertezze del lavoro in campagna in cerca di condizioni migliori.
Cosa si produce? Dapprima si lavora il cotone, poi la lana e in seguito si avvia la produzione della carta; a inizio Novecento una nuova azienda produce isolatori in porcellana.
L’industria rivoluziona la vita del lavoratore: le giornate trascorrono nel chiuso della fabbrica e al tempo della natura e delle stagioni si sostituisce quello scandito dalla campana che richiama al lavoro le masse di operai.
La società cambia, con l’arrivo di dirigenti e impiegati anche da lontano, ma anche da operai dai paesi limitrofi. Anche il paesaggio cambia, con la costruzione di case operaie e nuove palazzine per dirigenti e impiegati.
Non per questo l’agricoltura è abbandonata: spesso l’operaio conserva il lavoro in campagna, da svolgersi al di fuori del turno lavorativo, e con esso la passione per la vigna.